Io non ho mai amato i gatti. Per me l’animale del cuore è il cane.
Ma dopo che Pluto se n’è andato, alla veneranda età di 17 anni, non ho più avuto il coraggio di affezionarmi a un altro cane.
Poi una mattina è arrivato lui: Tom Mangiaratti.
Era poco più che un batuffolo di peli arancione, trotterellava sulle zampe tozze e cercava le coccole di noi umani. Non so da dove arrivasse, di certo non era un randagio: pulito, ben curato, affettuoso,
È iniziato tutto così: con una carezza distratta e un sottovaso colmo di latte a mo’ di ciotola.
Tom non è più andato via.
Mi porta le sue prede sullo zerbino, topi, lucertole, uccellini e attende la mia approvazione. Spesso la notte non rincasa. È uno spirito libero e si lascia sedurre facilmente dal bosco e dai suoi segreti. A volte arriva tutto saccagnato dalle scorribande e dalle lotte con chissà quale animale notturno.
Quest’inverno ha rischiato di perdere un occhio, la cornea lacerata in profondità. Ma tanto per rispettare quell’adagio che assegna sette vite ai felini, s’è ripreso alla grande.
Io ora gli voglio bene come se fosse il mio piccolo terzo figlio peloso e non penso più che ci siano animali migliori di altri. Semplicemente lo apprezzo per la sua natura scostante e selvatica che fa di lui il mio Tom Mangiaratti.
COSA PUOI IMPARARE DA UN GATTO
A essere umile. Perché nessuno sguardo altezzoso batterà mai quello che ti rivolgerà il felino che abita con te quando tenterai di fargli fare qualcosa che non ha nessuna intenzione di fare.
A essere paziente. Perché miagolerà per uscire, e subito dopo per rientrare, poi deciderà di fermarsi esattamente sulla soglia, e ti guarderà (altezzoso) quando tenterai di spostarlo per chiudere la porta.
A guardarti le spalle. Perché mentre camminerai distratto da una stanza all’altra, lui sbucherà fuori da dietro un angolo buio, ti assalirà e fuggirà via come un lampo, lasciandoti a chiederti se l’hai visto davvero.
A non essere pigro. Perché ogni giorno che Dio manda in terra, finché sarete entrambi vivi, lui ti sveglierà alla stessa ora antelucana per mangiare, giocare o essere coccolato. O solo perché è ora, che diamine.
A non dare nulla per scontato. Perché se fino a ieri il salmone era il suo piatto preferito, oggi gli fa schifo, e pretende del pollo (capito, umano?). In caso contrario fisserà la ciotola con aria disgustata e affranta fino quando non cederai. A quel punto ti guarderà (altezzoso), assaggerà un boccone di pollo e se ne andrà con la coda dritta.
A godere delle piccole cose. Perché solo un gatto sa esattamente come crogiolarsi in un raggio di sole, come divertirsi con un puntino di luce, come stiracchiarsi voluttuosamente al risveglio.
A osservare. Perché lui è capace di stare immobile alla finestra per ore, a guardare le vite che scorrono al di là del vetro.
A prenderti del tempo per te. Perché lui si occupa di se stesso con scrupolosa attenzione.
A meritarti le cose importanti. Perché ti donerà il suo amore solo quando si convincerà che ne sei degno.
A essere generoso. Perché un gatto, anzi, molti gatti, sono i protagonisti dei racconti raccolti in questa antologia, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla CRI in favore delle popolazioni terremotate del Centro Italia.
Gatti, amore, catastrofi e solidarietà. Dal 24 maggio. Storie di Gatti.”
(Corinna Campanella)
2 Comments
Mi dicono che anche Mosè (il gatto, non il predicatore) la notte non rincasa, ma può che lasciarsi sedurre dal bosco, che non c’è, credo si lasci sedurre da qualche gattina in calore. Più che innamorato però lo si vede arrivare zoppicante, graffiato, arrabbiato e stanco.
Ah, l’amour! 😉
Fantastico Tom mangiaratti, sempre più vogliosa di leggere l’intera raccolta.