Dubbio n. 6: Dove ambientare un romanzo?

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L’ambientazione è un altro aspetto del romanzo con cui ogni autore si deve scontrare prima di iniziare a scrivere.

Da un punto di vista temporale, credo che la scelta sia più immediata, o, meglio, più strettamente legata alla nostra storia. Non penso che si possa pensare ad una trama senza decidere in contemporaneamente in che periodo essa si svolga. Tanto più che questo influirà sul genere. Ragionando per macro-categorie, possiamo dire che il nostro romanzo potrà svolgersi nel passato, nel presente o nel futuro. Se ci allontaneremo molto dalla nostra epoca, probabilmente è perché ci vogliamo misurare con un genere particolare: il romanzo storico nel passato, la fantascienza nel futuro. E, quindi, in questi casi, man mano che ragioneremo sulla nostra trama, faremo scelte preventive che influiranno sulla struttura, sulla trama e su tutte le altre componenti.

La scelta del luogo in cui ambientare un romanzo è, almeno a livello iniziale, meno vincolante. Anche se si deve distinguere caso per caso.[su_spacer]

Ambientazione come parte integrante della storia

Ci sono situazioni in cui l’ambientazione è parte integrante della trama in modo tale per cui non si può prescindere da essa:

  • Motivi geografici

Questo avviene quando la storia ha una connotazione geografica talmente stretta, direi fisica, che non è possibile ambientarla in altro luogo. Per esempio,  il romanzo Le verità del ghiaccio di Dan Brown non potrebbe essere ambientato in un luogo diverso da quello artico, così come La mia Africa di Karen Blixen non potrebbe avere senso in un altro continente.

  • Motivi sociologici

Questi motivi subentrano quando una storia, che di per sé potrebbe svolgersi anche in un altro luogo, subisce una connotazione sociologica dall’ambiente in cui si svolge . Mi viene in mente, per esempio, L’amica geniale di Elena Ferrante, in cui l’ambientazione napoletana (e il determinato contesto storico) contribuisce a dare un senso alle vicende narrate.

  • Motivi connessi al genere e motivi di immaginario collettivo

Ho raggruppati questi due motivi in uno stesso punto perché generalmente l’immaginario collettivo è condizionato dal genere.

A tal proposito, non solo è indispensabile che un western si svolga nel West, ma è anche più facile che un thriller si adatti meglio ad una grande città con un alto tasso di criminalità piuttosto che a un paesino di campagna dove il numero di reati medio annuo rasenta lo zero.

  • Motivi di logica e praticità

E’ naturale che certi fatti si verifichino con maggior probabilità in determinati luoghi piuttosto che in altri: può essere un po’ azzardato immaginare il racconto di un terremoto catastrofico in una zona per nulla sismica. Se faccio questa scelta, la devo giustificare.

In pratica anche nella contestualizzazione è opportuno tenere presente che la realtà supera la finzione, ma che la finzione, per potersi distaccare dalla realtà, deve essere ben giustificata.[su_spacer]

Come scegliere un’ambientazione geografica

Se il vostro romanzo si trova nei casi citati in precedenza, sarete più limitati nella scelta o dovrete costruirvi un quadro tale da poter giustificare una scelta originale. Nel caso in cui siate meno vincolati dalla trama o dal genere, potrete spaziare più facilmente, ma dovrete comunque fare attenzione ad alcuni aspetti.

  • La conoscenza dei luoghi geografici

Non è indispensabile averne una conoscenza diretta, non stiamo scrivendo un saggio, ma una conoscenza precisa, sì. Questo vuol dire che è necessario documentarsi per evitare errori macroscopici.

  • La conoscenza del contesto sociale

L’ambientazione in certi luoghi porta con sé anche uno specifico tessuto sociale. Penso per esempio ad Acciaio, romanzo con cui la Avallone ha vinto premi importanti, anche se a me sinceramente non è piaciuto. L’ambiente dell’acciaieria è strettamente legato ad un certo strato sociale, le cui caratteristiche vanno studiate con precisione.

  • La conoscenza degli ambienti

Al di là dei luoghi, è importante studiare anche gli ambienti. Collocare una storia in una scuola piuttosto che in un ospedale o in una fabbrica richiede una conoscenza minima di usi e consuetudini almeno quanto delle regole e delle leggi che governano tali contesti.[su_spacer]

L’ambientazione come contenuto

Fatti i salvi i punti precedenti, sono dell’idea che non esista una ambientazione ideale, ma che, al contrario, sia il modo di scrivere e di organizzare una storia a rendere ideale il posto in cui essa si svolge. Quando, cioè, l’autore ha l’abilità di trasformare una caratteristica, il luogo in cui si svolge, in un contenuto. L’Avallone, per esempio, c’è riuscita (anche se a me – casomai non si fosse capito – non sono piaciuti né AcciaioMarina Bellezza).

Dove ambientare, allora, il nostro romanzo? Io, personalmente, per il mio romanzo ho scelto di giocare in casa (gli stessi luoghi, guarda caso, di Marina Bellezza!). Principalmente per due motivi, uno di opportunità e uno di logica:

  • Da principiante, mi muovo con più facilità in un terreno amico. Se dovessi anche aggiungere un grosso lavoro di studio dell’ambiente, correrei il rischio di dover pensare a troppe cose;
  • Il tema intorno al quale ruota la mia trama si adatta perfettamente ad un ambiente di paese, anzi in una grande città perderebbe il suo senso.

In più c’è un motivo connesso alla mia natura: non sono e non sarò mai una viaggiatrice. Mi sento profondamente legata alla mia terra e alle mie radici. Questo non vuol dire che racconterò sempre di casa mia, ma almeno in questa fase è una scelta che si confà meglio alle mie caratteristiche.

La sfida è quella di rendere i miei luoghi gli unici adatti alla mia storia. E, forse, è proprio questo il vero motivo della mia scelta.

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E voi, come scegliete i luoghi per le vostre storie?

Il tuo commento

  • La premessa è che ho una mente “visiva”, quel che io ricordo è sempre per immagini, lista della spesa compresa: o ricordo l’immagine del foglietto scritto lasciato a casa o l’immagine dello scaffale aperto prima di venir via. Non siamo tutti così. Studi dicono che esistono i visivi come me (55%), gli uditivi (20%) ed i cinestesici (25%), a seconda dei sensi che usiamo maggiormente nei processi mentali.
    Detto ciò, quando scrivo in realtà io tramuto le mie immagini in parole. Quindi io “vedo” la protagonista, “vedo” il luogo, “vedo” la scena con taglio da regista (forse dovevo darmi al cinema? può essere…). In adolescenza pensavo anch’io: ambientato in America, grandi distese, enormi possibilità, mercato grande, tutto il resto non conta. Peccato che non ci sono mai stata, non conosco la loro cultura, non siano molto aperti alle letture straniere.
    Poi leggi Isabel Allende e lei ha ambientato i suoi libri in America Latina, dove è nata. Mi sono piaciuti lo stesso e lei mi ha descritto quel paese così bene che non ho avvertito difficoltà. Leggi “Mangia Prega Ama” e ti ritrovi un’americana che ha voluto passare 4 mesi a Roma e imparare l’Italiano. Con un amore per il nostro paese che ne basterebbe una briciola a ognuno di noi per farlo risplendere! Infine devo leggere Dan Brown per apprezzare particolari che mi passano sotto il naso tutti i giorni. (Il nostro problema dicono è che siamo talmente immersi nell’arte da non vederla più…)
    Morale: ambientazione italiana. Che noi signori qui in casa abbiamo tutto.
    E non è una scelta di facilità. Qualche mese fa sono stata dentro al Louvre solo da Google, seppur è l’unico museo a non aver lasciato entrare Street View nelle sale. Quindi con internet potenzialmente si può ambientare una storia ovunque.
    Ma è una scelta patriottica, per così dire. Progetto 1 è ambientato qui, ci sono riferimenti chiarissimi a piazze e vie, c’è il mio Prato e non poteva essere altrimenti. Progetto 2 era buttato là come ambientazione estera…poi mi sono guardata intorno. Ci sono un paio di castelli storici, un fantasma, enormi parchi, pure un labirinto, uno zoo dismesso, cinghiali affamati…e poi in libreria ho trovato 101 misteri della mia città. Pare che abbiamo pure gli elfi! Non manca proprio niente!

    • Sai che adesso che ci penso anch’io mi sono “spostata” dagli States grazie all’Allende? Attraverso lei sono poi passata a leggere molti altri sudamericani.. Guarda quanta importanza assume nel nostro immaginario una certa ambientazione! E’ vero, a casa nostra non manca nulla. Io, da piemontese, pur di provincia, ogni volta che vado a Torino, la vedo come una piccola Parigi. 🙂

  • Io ambiento tutto qui a Savona, o nel suo entroterra. Ho tutto a portata di mano, conosco i posti e se per caso ho dei dubbi, vado a fare un giro e vedo se è come dico io. Se non lo è… Non importa, diventa come dico io 🙂
    I miei personaggi si presentano già con la loro ambientazione. Il vecchio che abita in campagna, abita quella casa lì, e il terreno è così e cosà. La ragazzina abita in un condominio con una cantina dove tiene la bicicletta.
    Un solo racconto l’ho ambientato a Roma: via Cipro e la piazza dove c’è il grattachecca.

    • Come ho detto già a Maria Teresa, secondo me la vostra è la condizione ideale: quella in cui una storia nasce già nel suo ambiente adatto. Se posso chiederti, c’è un motivo particolare per cui hai “spostato” a Roma un tuo racconto?

  • Io non ho mai apprezzato le ambientazioni estere, in particolare americane, perché le considero un po’ ruffiane. A meno che non ci sia un motivo preciso per cui la vicenda debba essere ambientata a Tokio o a Berlino, penso che un autore debba avere e mantenere la propria specificità culturale.
    Il romanzo a cui sto lavorando (ma anche i precedenti tentativi, in realtà) è ambientato a Milano. Le motivazioni di tale scelta sono state adeguatamente spiegate in un post. Aspetto che tu mi autorizzi (ti ho scritto su fb), poi metto il link! 🙂

  • I luoghi e le storie sono talmente legati per me che di solito non mi pongo il problema in modo razionale. Forse potrei addirittura dire che la trama nasce nella mia testa insieme all’ambientazione. Se però dovessi fare una scelta meditata, direi che a influenzarmi sarebbe molto l’atmosfera dei luoghi, così come quello che tu hai definito il motivo legato all’immaginario collettivo. Penso che alcuni romanzi possano svolgersi solo in determinati contesti geografici e sociologici, altri sono più liberi da una collocazione precisa.

    • Secondo me la condizione ideale è proprio quando una storia nasce già in un luogo preciso e, quando lo analizzi, ti rendi conto che risponde esattamente alle esigenze della storia. Qualcosa che avevi già dentro inconsciamente, nato chissà dove, chissà come.

  • E’ che mi fai riflettere su cose che considero assimilate e un po’ istintive riguardo la mia scrittura. Sei una sorta di scoperchiatrice, ecco. Questa tua frase ad esempio “quel posto contribuisce a plasmare la storia” mi ha fatto pensare molto all’elemento Lago Trasimeno e al fatto che il romanzo non potrebbe svolgersi da nessun’altra parte, neppure in un altro lago. Al punto che ogni tanto mentre lo scrivevo guardavo un video che ho trovato per caso, di un hotel di Passignano (sono stata a Passignao ma non in quell’hotel) perchè inizia con una panoramica sul lago, tipo che lo guardava a sfinimento per entrare nella storia. Mi fai pensare che dovrei scrivere una mail di ringraziamento all’hotel.

    • Sai, il mio blog, in particolare questa rubrica dei dubbi del giovedì, nasce con il presupposto di accompagnarmi nella stesura del romanzo che sto preparando da oltre due anni. Nei miei romanzi precedenti avevo lavorato molto poco sulla fase di pre-scrittura. Ho pensato che formulare le domande, che prima di tutto rivolgo a me stessa, sotto forma di post mi permette di analizzare in profondità aspetti che magari per molte persone più esperte di me sono già scontati. Il confronto con gli altri e con me stessa mi aiuta a strutturare la mia stessa strategia. E magari può dare spunti anche ad altre persone… 😉

      • In sostanza “i dubbi del giovedì” sono un ottimo brainstorming per tutti noi. E’ notevole la chiarezza con cui ce li espone Silvia, ma poi sotto nei commenti c’è anche modo di approfondire. (ed è confortante sapere che abbiamo tutti dei dubbi 😛 )

  • Condivido l’opinione su Acciaio! Condivido pure le tue argomentazioni, il tuo blog sta diventando un punto di riferimento per me. Grazie! Di solito ambiento le mie storie a Milano, dove vivo. Gioco in casa e non corro rischi, nel complesso le mie trame potrebbero svolgersi anche altrove, anche se poi tendo a parlare molto della città, es. locali, modo di vivere frenetico dei milanesi, il fulcro sta sempre nell’umanità dei personaggi. Solo con l’ultimo ho azzardato il Lago Trasimeno, importantissimo e centrale nella narrazione, ci ero stata di recente e proprio mentre mi godevo il paesaggio la storia ha bussato al mio cervello! Ho poi ambientato alcune parti in Scandinavia, dove sono stata in viaggio di nozze, la ricordavo bene, ma ho dovuto riprendere in mano almeno le cartine, rendendomi così conto di aver scritto una grossa cavolata sulla geografia della Danimarca! Mai fidarsi della memoria. Di recente mi è andato di traverso un intero romanzo perchè dice che una certa via di Milano parte da una certa piazza, non è così e bastava poco per verificarlo.

    • Ti ringrazio molto, Sandra, per l’apprezzamento del mio blog. Credo che i viaggi siano molto utili nella scelta delle ambientazioni. Hanno il duplice vantaggio di farci conoscere direttamente certi luoghi senza tuttavia esporci ai pregiudizi che a volte, in modo inconsapevole, abbiamo verso casa nostra. Documentarsi, poi, è d’obbligo in ogni circostanza.

  • Inizialmente non mi piacevano le ambientazioni italiane, cioè le storie ambientate in Italia. C’ho anche scritto un post… Poi ho cambiato idea. Questo grazie anche ai racconti che ho pubblicato con Mondadori e che obbligatoriamente devono essere ambientati qui, da noi. Attualmente il “problema” ambientazione non mi pare più un problema degno di nota, nel senso che come altre caratteristiche della storia l’ambientazione la si sceglie in base all’efficienza: qual è il luogo migliore in cui ambientare questa storia?

    • Fino ad una certa età anch’io ero molto più affascinata dalle ambientazioni estere, soprattutto quelle americane. Sia per l’influenza delle mie letture (Stephen King su tutti), sia per una certa visione adolescenziale in base a cui in America tutto è più bello. Poi sono cresciuta e ho cominciato ad amare in nostro Paese, anche perché nel frattempo ho orientato le letture verso scrittori di casa nostra.
      Non penso che l’ambientazione sia un problema, tuttavia mi chiedo in base a quale principio stabilire qual è il luogo migliore per ambientare una storia. Per me, almeno in questa fase, il luogo migliore è quello che è in grado di trasformarsi in contenuto. Cioè di dare un valore diverso alla mia trama. Non perché la mia storia di necessità debba svolgersi in un certo posto, ma perché quel posto contribuisce a plasmare la storia.

  • Sai che non ho mai pensato che l’ambiente potesse essere una scelta? Pensavo fosse più che altro una conseguenza. Poi ci sono stoie in cui l’ambiente svolge un ruolo importante e altri in cui inrealtà l’ambientazione è solo marginale.
    È comunque sempre preferibile parlare di luoghi che si conosce, magari dove si è vissuto, la sola ricerca non basta, ad esempio mi immagino un romanzo che si svolge nella mia città dove un’auto sfreccia per corso Cesare o corso d’Azzeglio (un torinese li avrebbe chiamati corso Giuglio e corso Massimo per una strana nostra abitudine :P)

    • Per me possono essere entrambe le cose, scelta o conseguenza, a seconda dei casi. A volte l’ambientazione nasce inevitabilmente con la storia, soprattutto se ci sono motivi geografici o di genere che lo richiedono. In altri casi è uno dei tasselli su cui gioca l’autore per creare un quadro completo, trasformando una semplice caratteristica in contenuto. Condivido la scelta di luoghi conosciuti. Però è anche vero che, se facessero tutti come me, ognuno scriverebbe solo di casa propria… 😛

By Silvia

Silvia Algerino Copywriter

Dissennatamente amante della vita, scrivo per non piangere, rido perché non posso farne a meno.

Vivo con un marito, due figli e un gatto in una casa ai confini del mondo.

Mi occupo di scrittura: copywriting, SEO, naming e comunicazione aziendale. Non sempre nello stesso ordine.

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