– calendario dell’avvento 2016-
la favola del minestrone
di Chiara Solerio
Due suore in cerca dell’allineamento perfetto monitorano la fila. I loro sguardi generano scosse elettriche abbastanza pungenti da spingerti in avanti. Vorresti scappare via, ma ci sono braccia pronte ad afferrare qualunque forma di ribellione, per poi ributtarla con durezza in un fiume di grembiulini blu e scarpe da ginnastica. Non vuoi che sul registro compaia quell’insulto. Sai che a casa mamma lo ripeterà ad alta voce, con una smorfia di disgusto, quasi avesse sulla lingua una caramella dal sapore amaro. Quindi, anche se non capisci perché indisciplinato sia una parola così brutta, continui a marciare in silenzio verso il refettorio.
Mangi troppo in fretta. Le suore ti sgridano, ma tu non le ascolti. Sopporti quella poltiglia verdastra mista a cavolfiore e ditalini rigati perché non vedi l’ora di scoprire cosa c’è sul fondo del piatto. Se troverai la stampa del cerbiatto, potrai leggere una favola davanti a tutta la classe. La delusione è fortissima, quando vedi un coniglio. Di nuovo. È l’animale che ti capita più spesso insieme al cane, al pulcino e al serpentello femmina con il fiocco sulla testa. Bambi va sempre al ragazzino alto e secco che riesce a scandire bene le parole perché non porta l’apparecchio, o alla biondina che ride sempre e che tutti vorrebbero baciare. Quando la suora si assenta dall’aula, dopo aver diviso la lavagna in due con una riga, i loro nomi compaiono sempre nella metà dei buoni. Il tuo invece mai.
No, tu non sei buono. Perché quando la classe rimane incustodita hai voglia di saltellare e lanci le palline di carta ai compagni. E perché non ti piace colorare dentro i bordi. Hai disegnato un sole sull’immagine con gli indiani e una casetta che non doveva esserci. Hai usato l’arancione per i volti: in America fa caldo e quegli uomini te li immagini tutti bruciati, ma le suore ti hanno risposto che avresti dovuto rispettare le regole. Per i corpi si usa il rosa, perché è il colore che meglio rappresenta la realtà.
Non sei buono perché non hai imparato la poesia a memoria. Mentre la studiavi hai perso tantissimo tempo a cercare di capire cosa volessero dire tutte quelle parolone, tipo inclito verso e illacrimata sepoltura. Alla mattina eri contento di aver scoperto il loro significato, e l’hai spiegato al tuo compagno di banco. Lui non lo conosceva, però è stato in grado di recitare i versi. E ha preso dieci.
Non sei buono perché hai inventato una canzoncina che prende in giro la suora alta con i baffi. Quando l’hai cantata i compagni ridevano, ma per punizione la direttrice ti ha dato quindici problemi di matematica da risolvere a casa. Secondo papà, sapere quanto resto devi ricevere quando fai la spesa è molto importante. Se conosci l’economia puoi mettere la giacca e la cravatta, puoi comandare tutti. Altrimenti, diventi come lo zio Mario, che ha i capelli lunghi fino a metà schiena e fuma delle strane sigarette dall’odore di foglie bruciate. A te, lo zio è simpatico. Al telefono, quando gli racconti le tue marachelle, ripete sempre che sei un artista, quindi a Natale ti regalerà una chitarra e ti insegnerà a suonarla. Per questo non vedi l’ora che torni dall’isola in cui abita, Giava. Sì, non vedi l’ora. Anche se forse nemmeno lui è buono.
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Chiara Solerio
Ho lavorato come giornalista e come copywriter. Sono una divoratrice di romanzi e di testi socio-psicologici. Da circa un decennio ho trasformato l’interesse per le filosofie orientali in uno stile di vita. Studio astrologia, sono operatrice reiki, pratico yoga e leggo i tarocchi. Ogni domenica, guardo la nuova puntata di One Piece in giapponese. Curo il blog: Appunti a Margine. Ma se dovessi barattare il mio amore per la scrittura con tutti questi interessi, lo farei senza indugio: raccontare storie non è per me un passatempo, ma una missione.
21 Comments
La tua missione è arrivata dritta dritta alla meta. Bellissimo racconto. Ho scoperto che sei operatrice di reiki e questo mi fa molto piacere, io adoro riceverlo.
Bello davvero, questo racconto, Mi ha incantata subito. 🙂
Grazie. Non è stato semplice assumere il punto di vista di un bambino. Ho volutamente lasciato delle sporcature nel testo. Però mi sono divertita. 🙂
Se ti vuoi ti faccio qualche trattamento, visto che abitiamo vicine. Io per ora ho solo il primo livello ma a gennaio dovrei prendere anche il secondo. Non opero a livello professionale ma ogni tanto “riallineo” amici e parenti. 🙂
E’ molto bello quello che ti stai accingendo a fare, non posso che complimentarmi e mettermi in fila, io “uso” mia zia che al pari tuo in famiglia è sempre disponibile.
Il punto di vista di un bimbo è talmente privo di congetture di perfezione che le sporcature sono la bellezza di una realtà altrimenti troppo acida. Brava.
Davvero molto bello questo racconto, il punto di vista dei bambini ha sempre il potere di incantarmi. Quante cose che fai Chiara 🙂
Sì, Giulia, sono d’accordo. I racconti dal punto di vista dei bambini hanno davvero qualcosa di magico.
Grazie Giulia! Oltre a tutte le cose che faccio, mi tocca anche lavorare. 😉
Ah, malefiche suore! XD
Bel racconto, Chiara, vorreni leggerne più spesso di tuoi “extra” 🙂
Grazie a Silvia per avertelo strappato!
Dopo il mio status di ieri su Facebook, ho diffuso il virus del refuso? 😀
Come sai di racconti non ne scrivo. Ora ho intenzione di partecipare a un concorso, quindi ne scriverò uno. Chissà, magari ti assumerò come beta…
In effetti sono molto orgogliosa, nonché riconoscente, dei racconti che mi avete donato tutti quanti! Sono stata molto fortunata! 😉
Chiara, questo racconto è davvero una meraviglia. Non dico altro per mancanza di tempo, ho fatto una pausa ma ora torno ai fornelli, chiaro che il piatto col cerbiatto non è distribuito a caso, un’apologia dell’età adulta con le sue molteplici fregature.
Un abbraccione
Anch’io ho apprezzato tantissimo l’idea del piatto e la sua metafora. 🙂
Sono contenta che tu abbia colto il sottotesto. Oltre all’inciucio del piattino, ci sono altre molte cose che ho lasciato intendere al lettore, su questo bimbo, sul suo carattere, e sulla società in senso lato. Credo che, nel post di giovedì prossimo, vi regalerò un extra in cui spiegherò come è nato questo racconto. 🙂
L’ho riletto volentieri. Bello, brava Chiara! 😉
Smuack!!! 🙂
Mamma mia che thriller intenso! Che io e le suore siamo state poco a contatto, ma è bastato. Poi mia madre, che è più ribelle di me, ha trovato subito un altro asilo. Spero di non sognarmele stanotte! 😉
Insomma…thriller non direi proprio! 😀
Sono indietrissimo nella lettura del calendario dell’avvento, ma molto contenta di aver recuperato questo ben racconto.
Contenta io, che ti sia piaciuto. 🙂
Mmh… ho l’impressione che prima o poi le suore presto gli diranno di disegnare una casa, un albero e un volto umano… e lui invece disegnerà uccelli in volo. 🙂
Possibile: il Jolly è un gran bastian contrario 😀