Come si scrive una trama?

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    Bella domanda. Se l’ho posta, è perché non so rispondere.

    Le trame, insieme ai dialoghi, sono sempre state il mio problema principale, soprattutto nei racconti.

    Nei romanzi mi viene in soccorso il fatto che ho una lentezza biblica nello scrivere e poiché dopo 25 anni di pratica sto buttando giù appena il terzo romanzo, vuoi che ogni 7/8 anni non possa anche venirmi in mente una trama decente?

    Il racconto è tutt’altro. Il racconto è un flash, un genere a sé, e non ti puoi permettere di sbagliare trama, altrimenti non ti riprendi più.

    Puoi anche scegliere una non-trama, ma allora ti deve venire in aiuto la struttura, lo stile, i personaggi, insomma un sacco di roba, che non ho intenzione di analizzare adesso qui.

    Dicevo, la trama.

    Su come non si scrive una trama, ho le idee più chiare. Mie, non certo universali, ma chiare.

    Non mi piacciono:

    Trame che seguono un cliché

    Avete presente le classiche storie in cui lui (ricco, bello, cattivo) incontra lei (povera bella, sfigata), si innamorano e lei lo redime? Un po’ pretty woman, un po’ 50 sfumature di grigio? Ecco, non mi piace. Non per fare la snob che non scrive spazzatura (un po’ snob però sì), ma soprattutto perché non mi piacciono le storie scontate. Non amo il piattume nella vita, perché dovrei procurarmelo nella fantasia? Non sono così autolesionista.

    Trame eccessivamente fantasiose

    Anche il troppo, stroppia: essere originali non vuol dire essere paradossali. E’ vero che la vita è piena di paradossi, è verissimo che spesso la realtà supera la fantasia, ma, appunto, lasciamolo fare alla realtà. Nella fantasia non si deve varcare quel sottile limite che ci fa dire che una storia è credibile.

    Trame eccessivamente lunghe e contorte

    Stiamo parlando per lo più di racconti. Se un racconto narra le vicende di cinque generazioni in poche pagine e di ogni personaggio descrive vita, morte e miracoli, è molto probabile che mi perderò già alla seconda generazione e che mi stuferò.

    Trame con il lieto-fine

    Questo punto rientra nel primo, cioè nelle trame scontate, perché in effetti il lieto-fine è un cliché. In ogni caso, è proprio un problema mio, il lieto-fine non mi piace nemmeno se esce dagli schemi. Lo trovo poco realistico e zuccheroso.

    E’ anche vero che queste sono indicazioni generiche, se una trama mi dimostra di superare questi limiti, allora ben venga. Anche se è pur vero che io scrivendo cercherò di evitare tali situazioni, perché so già che mi metterei in un guaio.

    COME NASCONO LE TRAME?

    Immagino che ognuno abbia i suoi metodi per abbozzare uno schema narrativo, io in realtà non seguo un percorso specifico, ma, se analizzo i miei lavori passati, mi rendo contro che finora ho usato i seguenti stratagemmi.

    1. L’osservazione della realtà

    Le mie storie, così come i personaggi, traggono sempre spunto da vicende reali e persone reali. Questo ovviamente non vuol dire copiare fatti realmente accaduti, ma svilupparli nella fantasia.

    Anche un carrello abbandonato al supermercato avrà dietro una storia. Proprio perché non la conosco, la posso immaginare.

    Chiedersi chi l’ha abbandonato, quando e perché sono solo le premesse, poi ci saranno le conseguenze di quel piccolo evento che completeranno il quadro.

    Le mie storie quasi sempre cominciano così: dall’osservazione di un fatto quotidiano, tanto banale quanto capace di nascondere risvolti imprevedibili.

    2. La lettura di fatti di cronaca

    La cronaca è un altra validissima fucina di idee.

    Anche se particolarmente delicata. Ho detto che il rischio di cadere nel paradossale è sempre dietro l’angolo. Poiché le notizie di cronaca si nutrono dell’eccezionalità e del paradosso, è indispensabile non lasciarsi prendere troppo la mano e non scadere nell’assurdo.

    3. La lettura di altre trame

    Vi è mai capitato che una storia che state leggendo vi accenda altre idee? A me, sovente. Magari un personaggio secondario, che si inserisce di striscio in un romanzo, suscita domande, ipotesi, supposizioni. Un germe di trama inespressa che può essere colta e trasferita in una nuova storia.

    4. La trasposizione di paure o desideri

    Ci sono situazioni che vi spaventano o che, al contrario, vorreste vivere? Proprio perché nascono e vivono nella fantasia, costituiscono terreno fertile per far nascere nuove storie.

    Tanto più che sono situazioni immaginarie, ma che già conoscete bene.

    Scrivi di ciò che conosci, diceva il maestro Stephen King.

    Ecco fatto.

    5. I sogni

    Il subconscio onirico racconta vicende che nemmeno noi stessi siamo consapevoli di avere creato nostro malgrado.

    Un pozzo senza fine di creatività a cui possiamo accedere da dentro noi stessi.

    E le vostre trame da dove vengono?

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    Silvia Algerino

    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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