
Terminata la lunga parentesi dei brani quotidiani pubblicati nel mio calendario dell’Avvento letterario, riprendo l’abitudinaria uscita dei post del martedì e del giovedì, parlando di un tema a cui ho molto pensato in questo ultimo mese, ovvero la scrittura notturna.
Gli scrittori della notte sono molto numerosi: scrivere di notte credo sia un’abitudine abbastanza frequente sia per gli scrittori affermati sia per i dilettanti come me.
In un’intervista di Fabio Fazio a Dan Brown di alcuni anni fa a Che tempo che fa? mi colpì la descrizione che il famoso autore fece della sua giornata tipo. Alle domande di Fazio, per altro un po’ banalotte, che immaginavano una vita dello scrittore almeno avventurosa quanto quella dei suoi personaggi, Dan rispondeva che per la verità la sua vita si svolge nella regolarità (e persino monotonia) assoluta, scandita da un ritmo di lavoro costante che inizia alle quattro del mattino.
Neanche un operaio della nettezza urbana o un autista di tram, verrebbe da dire. Invece, Dan Brown. Autore di uno dei bestseller più venduti al mondo. E per questo, presumo, ricchissimo.
Ma lo scrittore mi parve sincero e poco turbato da questa confessione, che forse stupisce la maggior parte di noi.
Affermò che per scrivere, per inventare storie, gli è necessario lavorare in un orario notturno, in cui è ancora molto presente l’aspetto onirico che favorisce la fantasia e permette di lavorare in un limbo in cui realtà e finzione si fondono alla perfezione.
Alcuni giorni fa ho letto un articolo su Huffington Post relativo creatività in cui si affermava che molti grandi artisti ritengono di aver avuto le loro migliori intuizioni per le loro opere o molto presto la mattina o la sera tardi. Inoltre, sempre nello stesso articolo, veniva riportato come Vladimir Nabokov iniziasse a scrivere subito dopo essersi svegliato alle 6 o alle 7 del mattino, e che Frank Lloyd Wright era abituato a svegliarsi alle 3 o 4 del mattino per lavorare per diverse ore prima di tornare a letto.
Perché scrivere di notte?
Anch’io, pur non volendo paragonarmi a quei celebri scrittori, scrivo sovente di notte e mi sono fatta un’idea dei motivi per cui la scrittura creativa in quella parte della giornata è molto più feconda. E sono almeno sei:
1. Diversa sensibilità
La notte ha un fascino indiscutibile. Il buio, il silenzio, la pace che vengono offerti dalla notte ci stimolano una sensibilità completamente diversa da quella diurna.
Pensate per esempio a quando avete un problema, una preoccupazione a quali contorni assume di notte. Siete lì nel letto a girarvi e a rigiravi come se fosse uno scoglio insuperabile: la mattina è tutto più semplice. Perché? Perché la fantasia di notte gioca brutti scherzi (o per chi scrive dà buoni suggerimenti), crea nuovi scenari, regala diverse prospettive.
2. Il regno dell’onirico
Appena svegli, tanto più se ancora a notte fonda, il confine tra il regno della realtà e quello dell’onirico è molto più labile. Si ricordano ancora non sufficiente chiarezza i sogni, si tende a viverli come reali e a proiettarli sui pensieri presenti in quel momento.
A me questo momento ha sempre favorito la capacità di immaginare e di sviluppare idee che si erano un po’ perse o arenate.
3. Il filtro con il mondo
La notte, o meglio il mattino molto presto, mette un filtro con il mondo dal quale trapelano solo le cose essenziali. E’ come se il superfluo venisse relegato in un’altra parte del cervello, come se contassero di più le storie e le persone con le loro vite e i loro sentimenti.
L’alba è il regno dei netturbini, degli operai che tornano dal turno di notte, dei panettieri che sfornano il pane e si apprestano ad aprire le serrande. Lavori di fatica e di concretezza che rappresentano la base della nostra quotidianità e l’origine delle nostre storie.
4. Il silenzio
Il silenzio non è soltanto la condizione favorevole per scrivere in quanto favorisce la concentrazione. Il silenzio è la condizione che permettere di decifrare i rumori. Nella notte una porta che cigola nel silenzio non è solo una porta che cigola, ma ha dietro di sé una storia.
Nella notte un’automobile che transita ha un autista che si sposta con un preciso motivo che di giorno si confonderebbe con quelli di mille altri mezzi, talmente confusi da creare un muro di rumore indecifrabile.
Nel silenzio si percepiscono i contorni di ogni singolo rumore e di ognuno di esso se ne conoscerà la storia non appena l’avremo inventata.
5. L’assenza di distrazione
Avete presente scrivere con il telefono che squilla, con i messaggi che arrivano su whatsapp, con facebook aperto per ricevere le notifiche?
Ecco, io mi distraggo in continuazione. E se quando si sta facendo un lavoro più tecnico può essere accettabile (per me fino ad un certo punto) l’essere multitasking, quando si scrive (almeno per me) proprio no.
Di notte, ancora una volta tanto più al mattino presto, generalmente le persone dormono, eccetto appunto i netturbini, gli operai, i panettieri. Quindi il cellulare, facebook, le mail tacciono. E io scrivo.
6. Il potere energetico dei colori dell’alba
Ma l’avete mai vista un’alba? La capacità prorompente del Sole di gettarsi ad illuminare il mondo? Già solo per tutto questo varrebbe la pena di alzarsi presto. Osservare la pace del mondo invece che trovarsi catapultati al proprio risveglio in un mondo già in moto, senza filtri tra il sonno e la vita in movimento.
La mattina presto (sempre che si sia andati a dormire presto) ci coglie freschi, riposati, pieni di energie. Liberi da altri condizionamenti ci permette di incanalare la nostra creatività verso una produzione più fervida e organizzata, senza dubbio meno confusa.
E per voi quand’è il momento ideale per scrivere?
Ps. Neanche da dirsi, questo post è stato scritto di mattina presto. 🙂
[…] un post di alcuni giorni fa ho teorizzato l’importanza della scrittura notturna, soprattutto quella […]
Ah, ah, ah! Almeno tu evidentemente ci riesci!! 😉
Io sono una frana a ottimizzare i tempi, eppure sovente faccio più cose assieme (tipo giocare al gioco dell’oca di Masha e Orso con mio figlio più piccolo, seguire i compiti di mio figlio più grande, preparare la cena e scrivere un post). Ovviamente le faccio tutte male!!
Non ricordo più il numero di volte cui ho puntato la sveglia alle tre del mattino. Lavoro dodici ore al giorno in un ufficio dove concentrarsi su qualcosa che non sia il lavoro è difficile. Esco di casa alle sette e rientro alle sette… L’unico modo di scrivere è la notte, con tutta la giornata lavorativa sulle spalle; o il mattino presto, dove l’unica difficoltà è quella di riuscire a svegliarsi. L’ho fatto per tanto, tanto tempo. Poi ho spostato la sveglia alle quattro. Poi ho smesso. Odio dovermi svegliare prima dell’alba; scrivevo solo robaccia. Adesso cerco di ritagliarmi il tempo come posso in orari più umani. Se potessi scegliere, la mia fascia oraria perfetta, quella in cui sono più concentrato ed efficiente, è tra le otto e le undici del mattino.
Eh eh eh! No, alle tre del mattino non ce la potrei fare neanche io, e nemmeno alle quattro. Il mio proposito per il 2016 (ne ho tanti e giovedì uscirà un post a riguardo) è quello di andare a dormire prima la sera e di alzarmi almeno un’ora prima alla mattina, ovvero alle cinque invece che alle sei. Purtroppo sovente la sera mi lascio trascinare dalla voglia di fare ancora cose che durante il giorno non ho terminato con il risultato che poi fatico ad addormentarmi e la mattina, sebbene io non abbia difficoltà svegliarmi con due figli già alzati alle sei, sono comunque cotta. Certo per chi ha un lavoro così impegnativo come il tuo e soprattutto fuori casa è davvero difficile trovare ritagli per scrivere. Mi chiedo davvero come fai. 🙂
Semplice: ottimizzo il tempo e cerco di usare bene (si fa per dire) quei quattro neuroni che ancora rimbalzano contro le pareti del cranio… 😛