La copertina del mio romanzo ha una storia buffa. Ma andiamo con ordine.
Beh, sì, la copertina di un libro pare proprio essere fondamentale.
Non solo perché l’aspetto esteriore di un oggetto è ciò che fin da subito ci rende ben disposti o meno verso l’oggetto stesso, ma perché nel caso di un libro l’acquisto avviene a scatola chiusa e la copertina è l’unico elemento visibile.
Eppure non so se sia frequente tra coloro chi scrive un libro immaginarsi la copertina prima che il libro esista.
Io, mentre scrivevo il mio romanzo Come se fossimo già madri, non ci avevo mai pensato. Mi era naturale dare un volto alle protagoniste, ma vedere davanti ai miei occhi l’oggetto-libro, no.
Infatti quando fui accettata da Bookabook e mi venne comunicato che entro poche settimane avrei dovuto produrre una copertina provvisoria, caddi dalle nuvole.
La prima copertina di Come se fossimo già madri
Fino ad allora non avevo mai avuto occasione di pensare a come si creasse una copertina. Fortunatamente qualche nozione di grafica e una sufficiente dimestichezza con i vari photoshop e simili già ce le avevo, frutto della mia passione per il web e di un corso di grafica seguito alcuni anni prima. Così mi misi a tavolino e pensai che cosa potevo usare che rappresentasse il mio romanzo.
La risposta la trovai per caso. Ed era racchiusa in uno sguardo. Era lo sguardo di una mia cara amica: Federica.
Vidi una sua foto su facebook e capii che era ciò che mi serviva. Un bel viso pensieroso, assorto tra la gioia e il dubbio, eppure pieno di speranza.
Le chiesi l’autorizzazione a utilizzarla e la modificai in modo che i contorni si sfumassero, il volto diventasse meno evidente, ma che lasciasse trapelare ciò che volevo comunicare.
Lei accettò, anzi ne fu molto contenta e la copertina fu quella che forse già conoscete.
La ricerca della nuova copertina
A me già quella originale piaceva. Eppure, una volta terminata la campagna e giunta alla soglia della pubblicazione, mi venne comunicato dall’editore che non era possibile utilizzarla per cui mi avrebbero fatto delle proposte per una nuova copertina.
Poiché i tempi si allungavano e io non sono capace di stare ferma ad attendere, mi misi in testa di farmi disegnare una copertina apposita da un’illustratrice.
Poiché ho un’amica illustratrice, che casualmente si chiama anche lei Federica, mi feci disegnare alcuni bozzetti. Uno in particolare mi conquistò e decisi di utilizzarlo.
Purtroppo però non avevo fatto tutti i conti giusti e mi venne rifiutata dall’editore per due motivi più che plausibili. In primo luogo mi dissero che portava a pensare più a un libro per bambini che a un romanzo e, in secondo luogo, che avrebbero potuto esserci problemi per i diritti d’autore e per il copyright.
In effetti proprio in quel periodo si verificò il caso di un’autrice edita dalla mia stessa casa editrice a cui venne clonata la copertina.
Diventava quindi indispensabile accettare di farla produrre dalla casa editrice stessa per evitare di incorrere in un rischio simile oltre al fatto che Bookabook aveva appena lanciato una nuova linea a cui non sarebbe stato molto intelligente non aderire.
La nuova copertina
So di non essere stata facilmente accontentabile. Prima di scegliere questa ne ho rifiutate diverse che proprio non mi piacevano.
Alla fine però, sarà che l’azzurro e il blu sono da sempre i miei colore, sono molto soddisfatta.
Del resto non essere soddisfatta del lavoro di uno studio grafico come The world of Dot, con cui la mia casa editrice ha recentemente stretto un’accordo, sarebbe quanto meno da ingrati. Devo riconoscere che è un prodotto altamente professionale, ben al di sopra, ovviamente, di ciò che proponevo io.
Che cosa c’è allora di buffo in tutto ciò?
C’è che, per mia distrazione, negli special thaks del mio libro è rimasto il ringraziamento a Federica per avermi concesso la sua immagine per la copertina. Che andava bene sia per la prima versione, sia per la seconda ma ovviamente non per quella ufficiale a meno che la signorina ritratta (o almeno la fotografa) si chiami proprio Federica. Ma sarebbe un caso veramente fortuito.
Mi immagino già quanti tra quelli che lo leggeranno mi chiederanno come faccio a conoscere la modella e lo stupore di quanti invece conoscono le stesse due Federiche che conosco io.
In fondo mi fa piacere comunque ringraziarle entrambe anche se poi la copertina utilizzata non è la loro.
E voi, avete qualche aneddoto curioso sulle vostre copertine?
14 Comments
Simpatica questa storia, ma non nascondo che mi mette un po’in crisi. Ho sempre pensato che, semmai il mio libro dovesse vedere la stampa, vorrei provare io a disegnarne la copertina.
Contrariamente a Silvia, ho sempre avuto ben chiara l’idea che volevo trasmettere al primo sguardo, e, anche se la scelta proposta dalla casa editrice per la campagna era limitata a foto fatte da altri, tra esse , non senza difficoltà, ho trovato qualcosa. Per ora va bene così, anche se non mi piace affatto il font usato e unico per tutte le campagne, e ho una piccola mania, odio le maiuscole! Ho cercato di farmi accontentare, ma per dare una immagine univoca per tutte le campagne non l’hanno potuto fare.
So che già l’editing può rivelarsi traumatico per l’autore, ma credevo che per la copertina ci fosse più spazio.
Condivido i tuoi dubbi, sai. Penso che ogni autore vorrebbe potersi immaginare la propria copertina e farla realizzare a proprio piacimento. Però, pur con le dovute cautele, mi sembra di poter quasi dire che la copertina per un esordiente è quasi più importante dell’editing, almeno a livello puramente commerciale.
Per cui forse vale la pena di affidarsi a professionisti che vedono dove noi non sempre siamo in grado di vedere.
Poi, come ho raccontato, anch’io ho avuto le mie perplessità, però mi sembra che la via migliore sia quella della fiducia in chi ne sa più di me. 😉
Avendo visto le altre in progress, trovo che questa finale sia la migliore. La copertina è un processo che rischia di non concludersi mai. Anch’io ho realizzato parecchi bozzetti, scartabellato migliaia di foto per mesi e non ero mai soddisfatto del risultato. Poi mi è apparsa la foto dei fichi d’India che si stagliano fra male e cielo azzurro e ho urlato: eureka… è lei.
Sono stato fortunato, perché pare che la copertina stia piacendo parecchio. 🙂
Grazie. Dopo aver cercato fra migliaia di immagini, aver azzeccato quella giusta mi sembra un miracolo. Se non avessi trovato questa con i fichi d’India e il mare, mi sarei dovuto accontentare del bozzetto precedente. Un’isola al tramonto. Era suggestiva, ma non esprimeva le atmosfere e il carattere “effervescente” del romanzo.
Nota: “Romanzo effervescente” è la definizione che mi ha dato la editor. 😀
Sì, Marco, tu conosci bene tutti gli step e tutti i miei dubbi.
La tua copertina, lasciamelo dire, è veramente molto molto bella. Credo che tu abbia fatto centro. 🙂
E’ proprio d’impatto la tua Marco, colori ed essenzialità, direi un colpo al centro del bersaglio.
Sì, il risultato finale è molto buono e migliore dei precedenti, sebbene quella un po’ per l’infanzia mi piacesse molto (ma non adatta).
Avrei molto da raccontare, ogni copertina dei mei libri è una storia a sé. Mi soffermo sul primo che ha una copertina davvero bellissima, e che era la serranda dipinta di un negozio di parrucchiere di Milano, brutalmente copiata dall’editore con poche modifiche per cui passando per quella via in pratica si vede una copertina gigante sulla strada e io andai a farmici fotografare davanti.
Ho presente a quale copertina ti riferisci. In effetti è un’ottima idea anche dal punto di vista del marketing. Ma è stata un’idea tua o dell’editore?
Dell’editore, io ho tremato a lungo all’idea che avesse violato qualche cosa copiando la serranda.
Vedi quante se ne scoprono? Non immaginavo nulla del genere, il giro delle Federica ha del curioso, ma direi che a meno che non si chiami davvero così anche la modella in questione lo hai interrotto. Nuova veste nuova vita.
Tra le tre non ho dubbi l’ultima è la migliore, quella perfetta a rappresentare il libro, anche se la delicatezza della seconda non si discute, ma per nulla adatta vedendo l’ultima, davvero relegata più per bambini.
Io anche nell’attesa di ricevere le proposte per la copertina avevo altro in testa e spaziavo con la fantasia su tramonti e profili femminili, fino a che un giorno del tutto inaspettato ho ricevuto quello che è diventato il volto del mio libro e ne sono rimasta talmente colpita che non ho avuto dubbi. Come nasce una copertina? Con un tuffo al cuore.
Sulla tua siamo state d’accordo fin da subito che fra quelle proposte era la più adatta.
In effetti è davvero molto bella, quasi più della mia… 🙂
Ora dirò una cosa che sai… ma smettila!
Ti dirò… a me piaceva la prima. Poteva essere sistemata, presa un’altra foto di modella, applicato lo stesso filtro, attenuato il rosa, portati i font e logo di bookabook. Perché quella finale è sì professionale, ma si confonde nel mare magnum della copertine del periodo dove c’è sempre una lei pensierosa ritratta, foto semplice ingrandita a tutto campo. Soprattutto la nuova copertina ha perso quella bella frase del “4 storie di donne + 1”. Magari c’è sul retro, ma non è lo stesso colpo d’occhio.
Del resto non è affatto semplice disegnare una copertina che connoti l’appartenenza ad un editore, ad una collana che riesca al tempo stesso ad essere unica e a distinguersi subito tra tutte le copertine in libreria.
Quando ne esce una di buona, vedi subito che gli altri vanno di copia. 😉
In effetti il sottotitolo è del tutto scomparso e mi spiace perché secondo me era abbastanza utile a far entrare il lettore nello spirito del romanzo.
Però credo che sia una scelta specifica della casa editrice perché, così a occhio, non mi pare che ci siano altri romanzo con sottotitoli.
Onoratissima del fatto che la mia prima copertina ti piacesse. Certo, necessitava di molte modifiche, ma per essere stata buttata giù di corsa da me, che ero piuttosto ignorante in materia, non era poi malaccio. 😉