Nella vita come nella scrittura, proprio quando meno te lo aspetti, arrivano i momenti di crisi. Almeno a me è sempre successo così. Quanto più sono tranquilla e beata con due piedi sulle nuvole, mi arriva addosso il temporale e mi riporta con i piedi per terra.
Non ho molte esperienze da aspirante scrittrice, ma anche nella stesura dei precedenti romanzi, come in questo, mi è successo di imbattermi in momenti di delusione e di fermarmi.
I motivi per cui questo accade possono essere diversi, ma li riassumerei in due grosse categorie:
- Esaurimento delle idee e conseguente impossibilità a procedere;
- Insoddisfazione per ciò che si è scritto fino a quel momento.
Analizziamole una per volta.[su_spacer]
Quando si esauriscono le idee
Si parla molto del blocco dello scrittore. Sarà perché non sono una vera scrittrice, ma a me un vero e proprio blocco non è mai capitato, al limite dei momenti e stanca. Immagino che il motivo sia molto semplice: scrivo quando ho voglia e quando ho qualcosa da scrivere. Ben diverso è ciò che accade per chi è riuscito a trasformare la scrittura in una professione o comunque per chi ha di fronte a sé un pubblico e delle aspettative.
Tuttavia può succedere che nel corso della stesura di un romanzo le idee vengano meno e ci si trovi in un punto di stallo. Come si può evitare che accada o superare il problema? Io faccio così:
- Preparare un piano di lavoro
Nei romanzi che ho scritto in precedenza non l’avevo fatto. E infatti le crisi si sono presentate. Se non c’è una trama ben definita, se lascio troppo sfogo alla casualità e agli eventi che si susseguono nel racconto, inevitabilmente finisco per trovarmi ad un punto morto. Avere una traccia particolareggiata mi aiuta a non perdere la strada.
- Dedicarmi ad altri racconti
Sono dell’idea che scrivere aiuta a scrivere. Staccare per un periodo da un romanzo e dedicarsi ad altro aiuta a rinfrescare le idee e a farne nascere di nuove.
- Leggere altri argomenti
Non solo altri libri, ma proprio altri argomenti, addirittura altri generi. Apre la mente, arieggia il cervello, porta entusiasmo ed energie.
- Leggere le notizie sul giornale
Lo so che non c’entra niente, ma diciamo sempre che la realtà supera l’immaginazione, quindi perché non prendere spunto dalla realtà? Non dico di copiarla, ma di prenderne spunto. Un titolo di un giornale non racconta una storia, di solito annuncia un fatto. Sta a noi creare la storia intorno ad esso.[su_spacer]
Quando lo sconforto ha il sopravvento
Ecco, questo mi capita molto più di frequente. Per esempio, oggi. Mi chiedo dove stia andando il mio romanzo e nell’ordine non mi piacciono più: la trama, i personaggi, il linguaggio, il messaggio di fondo. Forse si salverebbe il titolo, se l’avessi già scelto. Non parliamo dell’incipit che era già contrassegnato come da modificare.
Che faccio, mi arrendo?
No, non se ne parla neanche. Mi prendo una pausa, mi faccio una corsetta nel bosco e trovo qualche tecnica per superare anche queste difficoltà.
- Trovare l’aiuto dei lettori beta
Uno dei momenti in cui il lettore beta può essere risolutivo è quello in cui si è sopraffatti dallo sconforto. Chiedere un parere esterno può essere importante per sfrondare le effettive pecche di un testo da quelle che invece costituiscono semplici paranoie. Ci sono dei problemi? E’ possibile. Ma quali sono veramente e quale peso hanno su un testo? Il parere di qualcun altro può aiutarci a valutare meglio.
- Potenziare la propria autostima
Essere obiettivi con se stessi non è facile. E’ più probabile cadere nell’autoesaltazione o nell’autocommiserazione. Ma chi aspira a diventare uno scrittore deve lavorare sulla propria autostima, cosa che non vuol dire essere eccessivamente pieni di sé, ma che permette di non lasciarsi travolgere dalla paura di non essere all’altezza e che è fondamentale per superare le delusioni. Se un editor critica pesantemente il nostro lavoro o una casa editrice non accetta un nostro romanzo non dobbiamo viverla come una sconfitta personale ma un inciampo da cui tirarsi in piedi per creare qualcosa di migliore.
- Amare ciò che stiamo facendo
Se penso ai miei romanzi come ai miei figli non posso fare a meno di amarli, anche se da genitore ne vedo i limiti e i difetti. Poiché la perfezione non esiste, posso cercare di tendere ad essa, sia nell’educazione dei miei bambini sia in quello che scrivo, ma non posso illudermi di raggiungerla né disperarmi perché ciò non avviene. Posso però amare ciò che ho fatto perché è espressione di me stessa come persona, come genitore, come autrice. [su_spacer]
E voi, se ne avete, come superate i vostri momenti di crisi?
23 Comments
Credo che esistano diversi tipi di crisi, almeno tre e che vadano affrontati diversamente, eccoli in breve:
– mancanza di idee per procedere, su questo sto preparando una vera lezione (senza voler sembrare presuntuosa) da proporre per corsi in libreria, quindi top secret
– difficoltà di scrittura, le idee ci sono ma organizzarle e farle diventare romanzo è particolarmente complesso, se siamo di fronte a un’opera oggettivamente difficile la soluzione è una sola: un editor esterno, si paga, ma ci tira fuori dai guai, e non significa affatto che scriverà al posto nostro!
– autostima in caduta libera, si pubblicano un sacco di schifezze e IO che mi sto impegnando al massimo, quando finalmente avrò finito chissà mai se troverò un editore, e se lo troverò chi sarà, ecc. inizia la spirale pessimistica che può solo nuocere alla scrittura e che non serve a nulla se non a succhiare energie. Soluzioni magiche non ne ho, questi pensieri arrivano ogni tanto, perchè l’editoria in effetti non è messa bene e non è meritocratica, mi consolo con cose che non c’entrano nulla come cibo e parrucchiere e mi rimetto a scrivere, con la pancia piena e i capelli in ordine!
Approvo in pieno dolci e parrucchiere! Volersi bene è il primo passo per curare l’autostima. 🙂 E poi è proprio dal parrucchiere che inizia il mio romanzo!
Spero che in seguito ci farai sapere della tua lezione sulla mancanza di idee. Ci interessa!! 🙂
Il parrucchiere l’ho convertito in palestra, va bene lo stesso? L’adrenalina post-lezione sblocca tutti i neuroni!
La palestra o lo sport in genere sono il toccasana. Io, che vivo nel bosco e ho un po’ di difficoltà di gestione figli per poter andare in palestra, mi consolo con lo spaccare la legna o con una corsettina del bosco. 😀
Grazie, comporta un’esercitazione pratica per cui descriverla in maniera teorica secondo me ne annulla in parte gli effetti. Intanto aspetto la risposta della libreria a cui l’ho sottoposta, poi qualcosa rivelerò nel blog.
Potresti coinvolgere Barbara e farne un video! 😀
Chi? io?? 🙂
Fisicamente non posso farlo io, ma se qualcuno video-riprende il corso di Sandra, poi ci si può lavorare.
Tu, certo! La nostra informatica di fiducia. 🙂
Pensa che per me avere un piano di lavoro per superare i “blocchi” è deleterio. Io li supero scrivendo a ruota libera. Quando poi, gli ingranaggi hanno ripreso a girare, posso anche rimettermi a pianificare, ma non prima. Io sono una persona fantasiosa, ed è proprio il lavoro razionale a incasinarmi le idee. Sia chiaro che non dico che sto agendo nel modo giusto. Sicuramente il mio metodo ha tanti lati negativi, uno su tutti il dover prima sbloccarmi e poi riscrivere. Però è l’unico che funziona con me. 🙂
Secondo me non esiste un modo giusto. Esistono tanti modi giusti per tante persone diverse. 🙂
Del resto sono certa che sia estremamente personale la scelta di lavorare seguendo un progetto o a ruota libera. Tra l’altro anch’io fino a un po’ di tempo fa avevo il tuo stesso approccio, poi ho capito che la mia mania del controllo si scontrava con la ricerca di eccessiva libertà e che, nel mio caso, in fondo a quest’ultima si nascondevano una sorta di pigrizia mentale e la fretta di vedere parole scritte. Ma ovviamente sto parlando di me e penso che non si possano stabilire regole generali. L’importante è che ognuno trovi il suo equilibrio.
Le regole non sono immutabili. In un dato momento può andar bene un metodo, più avanti un altro. Io comunque progetto, non lascio tutto al caso. Ma quando mi blocco so che devo sdoganare la creatività. Sono insicurezza e paranoia a bloccarmi. Se entro in questo stato l’unico modo per rientrare in carreggiata è scrivere un paio di pagine a ruota libera. 🙂
Il senso del post era proprio in questa direzione: tu per rientrare in carreggiata hai bisogno di scrivere a ruota libera, io per non perdermi ho bisogno, come Pollicino, di seguire le tracce di briciole di pane. 🙂
Il miglior modo per affrontare un blocco creativo e uscire di casa a fare una passeggiata, sforzandosi di pensare ad altro, o, in alternativa, dedicarsi ad una attività diversa dalla scrittura. In questo modo parte il pensiero laterale, ed è lui a portarti la soluzione 😉
(Io lo faccio sempre sul lavoro, funziona :P)
Mi mancava il tuo commento saggio! Azzeccato, come sempre. 😉
😉
Io sono della scuola di pensiero di Chiara e, anzi, quando ci confrontiamo su questo sono la prima a sostenere che i paletti imposti alla scrittura sono meno spesso guide e molto più spesso disincentivi alla creatività. Poi arriva il famoso “blocco”, il mio, per esempio, è dovuto a totale mancanza di tempo: io vado molto a momenti ispirativi e se quando sono in “sì” non posso scrivere me ne vado in paranoia e perdo l’entusiasmo. Ma non mi scoraggio: mi distraggo facendo altro, penso al blog, leggo; l’idea vincente prima o poi torna. Certo, il romanzo che sto scrivendo avrà tempi lunghissimi ma questo non mi preoccupa: non sono per il tutto e subito, ma per il meditato e “sfornato” bene. 🙂
Credo che la calma e la pazienza siano due ottime armi per chi scrive. Poi, per carità, c’è chi ha tempi più rapidi e chi è più lenti, ma è diverso essere veloci dall’essere frettolosi. Secondo me, se le pause e i blocchi non scoraggiano, possono anche essere produttivi.
Io però non vedo l’avere un piano di lavoro come una costrizione o un limite alla creatività, ma semplicemente uno strumento come una bussola. Intendo dire, se sono nel bosco l’avere una bussola o una mappa non mi obbliga a scegliere un percorso piuttosto che un altro però mi aiuta a non perdermi. 🙂
Momenti di crisi? Si, ce ne sono, molteplici, di varia natura.
Questioni famigliari e di salute: lo sconforto derivante da quelle situazioni mi aveva “svuotato” la mente. Ci sono stati periodi in cui non riuscivo a leggere nulla. Perchè leggevo, mi piaceva, o peggio trovavo una storia in cui avrei voluto un finale diverso, ma perchè anch’io non mi rimetto a scrivere, ecco! chissà dove sarei se. (il “chissà dove sarei se” è una frase mortale) Oltretutto, chi non legge (e non scrive) giudica spesso chi legge (e chi scrive) un perditempo. Spiegare che è un’ottima terapia è difficile. E se si è già stanchi mentalmente, si vuole evitare altre discussioni. Come se ne esce? Con quella fantastica canzone di Masini.
No “Bella stronza”, quell’altra!!
Questioni di lavoro: mezz’ora in più lì, mezz’ora in più qui, dai finiscimi sta cosa per stasera così la chiudiamo. Ed il tempo che rimane per la scrittura è sempre più risicato. Anche perchè è in fondo a tutto il resto. Come se ne esce? Diventando fiscali, delegando (occhio però alla scelta del delegato! che certi lavori tornano indietro raddoppiati!!), riducendo le ore davanti al televisore. Meno latte (devo essere diventata intollerante), meno ore di divano, più palestra (mens sana in corpore sano non è uno spot).
Blog: vista da fuori, il blog mi porta via tempo alla scrittura. Io però lo considero un investimento, sia per gli scambi di idee e consigli come questo (mal comune mezzo gaudio? no, condivisione è accrescimento), sia perchè mi impone di scrivere almeno una volta a settimana, qualsiasi cosa succeda.
Blocchi dello scrittore: ho imparato a non dargli peso. Ho superato l’idea di scrivere un libro in 3 mesi, non è possibile se hai un diverso lavoro fulltime. O forse è anche possibile, ma con che qualità? Quando ho un periodo di stanca della “storia lunga” (ed è così da un anno, anche se in realtà mentalmente sto aggiungendo pezzi di trama) mi butto sui racconti brevi. E se va in blocco anche il racconto breve? C’è il blog! 😀
Anch’io ho avuto periodi in cui non riuscivo a leggere e lo vivevo male perché, oltre alla delusione di non riuscire a fare una cosa che amo, mi si sommava anche una sorta di senso di colpa. Poi per fortuna è passato e sicuramente questo è uno dei periodi in cui leggo (e scrivo) di più. Dall’inizio dell’anno credo di avere letto 8/9 libri, ed è un record per me.
Il giudizio altrui non mi tocca più di tanto. Forse perché ho passato anni a combattere con chi sostiene che chi fa la mamma-casalinga non ha niente da fare, che il mio essere socialmente considerata una sfaticata non mi turba più. 😀
Come ben dici tu, anche per quanto mi riguarda il blog succhia un mucchio di energie, tra preparare post e rispondere ai commenti, anche se non ne ho ancora tantissimi, però mi piace rispondere in modo completo e a volte ci metto mezz’ora per un solo commento. Del resto, lo ritengo molto utile non solo per la mia crescita professionale, soprattutto da quando faccio la copywriter, ma anche per la stesura di questo romanzo.
Il momento di crisi dello scrittore a volte deriva, a volte no, dalla sua vita privata. Si parla di equilibrio personale messo a dura prova o di stanchezza, e valuto le stesse piccole sottigliezze, come validi aiuti per rimediare al momento no. C’è un discorso legato alla parte impalpabile da cui nasce la fantasia, legata a filo doppio alla capacità creativa di diventare scrittura. Per ognuno di noi, penso abbia meccanismi diversi, complicati dalla quotidianità che intralcia il lavoro programmato, la spontaneità che viene a mancare proprio mentre si dovrebbe scrivere ed invece suona il telefono o interviene un qualunque depistaggio del destino…Riprendere il filo è complicato, si dovrebbe poter vivere in un eremo fino a che non si esaurisce tutto il lampo illuminante di creatività che ha mosso la penna, si dovrebbe, ma difficile poterlo fare. Io non sono disciplinata per farlo come lavoro programmatico ed impostato (da tale ora a tale ora), scrivo quando mi viene, quando spinge e non smetto se possibile, appuntando ovunque quello che ancora devo aggiungere. Forse il motivo che ancora non sono una scrittrice, però la scrittura è la forma d’arte che mostra lo stato emotivo dell’autore e non può che seguirne le curvature…
Ciao Nadia e benvenuta sul mio blog. Hai ragione, spesso pensiamo alla scrittura come consolatoria e ci confondiamo con l’immagine romantica di chi scrive per avere sollievo o per dimenticare. Invece le difficoltà della nostra vita personale a volte intralciano anche la scrittura. Poi, come dici tu, abbiamo meccanismi diversi ed ognuno si trova a combattere con le proprie difficoltà.
Imporsi un lavoro di scrittura programmato è molto difficile, soprattutto se non lo si fa per mestiere. Certo, Stephen King e Dan Brown si impongono orari e tempi precisi. Penso che sia indispensabile per chi è a certi livelli. Noi accontentiamoci di avere la costanza di portare avanti i nostri piccoli grandi progetti. 😀
Concordo! A grandi nomi corrispondono grandi livelli!!
E grandi impegni! 🙂